PROLOGO: Da qualche parte a New York

 

“…di pochi minuti fa la notizia di una bomba esplosa all’ambasciata della nazione di Amaria. Come potete vedere alle mie spalle, l’edificio che la ospitava è stato completamente sventrato dall’esplosione, causata da un ordigno forse recapitato per posta. Al momento ci è impossibile ottenere informazioni più chiare, ma restate sintonizzati. Qui Nathaniel Ford dal WNN-NYC!” Lo schermo fu spento

La notizia fu accolta con non poco disappunto dalle tre giovani figure in costume presenti in sala… O almeno, due giovani figure in costume. La terza avrebbe potuto avere qualunque età, essendo un androide dalle carni sintetiche d’oro. “Questo è…inopportuno,” disse Apparition, con la stessa voce fredda che caratterizzava il suo omologo, la Visione.

Gli altri due membri anziani dei Giovani Vendicatori annuirono all’unisono. Marvel Boy (Noh-Varr), che indossava lo stesso costume rosso e blu del suo predecessore, Capitan Marvel, completo di un scintillante paio di nega-bande, aggiunse, “Sapendo che siamo coinvolti, hanno sia coperto le loro tracce che punito il fallimento del loro tentativo di attentato[i].”

“E così siamo al punto di partenza,” disse la ragazza chiusa in una versione femminile della celebre corazza di Iron Man. “Apparition, cosa puoi fare?”

“Nulla, senza rischiare di attirare l’attenzione dei Vendicatori. Un confronto diretto, a questo stadio delle nostre attività, minerebbe l’integrità del gruppo.”

“Concordo,” fece Iron Lass (Hallie Takahama). “Anche se presto i media faranno circolare il nostro identikit—“

“Un momento, prego,” la interruppe Apparition. “A questo proposito, il canale HeroC sta trasmettendo qualcosa.” Ad un suo comando mentale, lo schermo si riaccese, questa volta mostrando undici immagini come fossero state foto segnaletiche dei Giovani Vendicatori. Una voce fuori campo stava dicendo, “…e ci sono pochi dubbi che questi ‘Giovani Vendicatori’ siano capaci di fare il loro lavoro, sissignori! Grazie al loro intervento, un terribile attentato alla Geffen Chemicals che avrebbe potuto provocare migliaia e migliaia di vittime newyorchesi è stato rapidamente risolto e i responsabili consegnati alla giustizia! Purtroppo, oltre ad essere giovani, questi eroi sono anche molto timidi, perché non hanno rilasciato alcuna dichiarazione, lasciando ai testimoni ed alle telecamere di sicurezza l’ingrato compito di testimoniare la loro prima impresa.

“Amici a casa, conoscete forse questa coraggiosa nuova generazione? Sapete qualcosa di loro per aiutarci a conoscerli meglio? Chiamate 777-HEROC, o mandateci una mail a www.wanted@heroc.wnn.com! Attendiamo risposte numerose!” lo schermo fu spento di nuovo.

“Mi hanno chiamato ‘Marvel Boy’?” disse Noh-Varr, incredulo, avendo ben visto quel nome in codice piazzato a caratteri scintillanti sotto la sua immagine. Guardò i suoi due compagni d’avventura con sospetto. “Chi glielo ha detto?”

“Nessuno di noi,” fecero la ragazza e l’androide insieme. “Lo vedi che anch’io sono stata chiamata Iron Lass? Insomma, non è difficile fare certe associazioni, quando assomigliamo ai nostri eroi preferiti. *sigh* Dovremo rilasciare un comunicato stampa. Se Elijah viene a sapere che lo chiamano ‘Bucky’[ii] gli salta una vena in testa.”

“Adesso siamo al punto di partenza per investigare sui rapporti fra i terroristi di Tekmax e il partito amariano del Raggio Verde,” disse Marvel Boy tornando in tema. “Qualche idea?”

“Sì, una.” Hallie si alzò in piedi. “Dormiamoci sopra. Ci penserà Appy a fare qualche nuova ricerca. Godiamoci il tempo libero, prima di tornare di pattuglia. E non guardarmi così, ‘Varr…”

Noh-Varr. Un nome kree…”

“Si pronuncia per intero, lo so. Ma hai mai sentito parlare di rilassarti? E pensare che gli altri se la staranno già spassando, a quest’ora…”

 

 

MARVELIT presenta

I GIOVANI VENDICATORI

Episodio 2 – Faida (Parte 1)

Di Valerio Pastore

 

 

“Nervoso?”

“No.” Il giovane Nicholas Gleason si stava ripetutamente passando un dito contro il nodo della cravatta. “’Sto coso mi fa sentire come se avessi il collare. Lo odio.”

La ragazza che rispondeva al nome di Kate Bishop aiutò il ragazzo ad allentare il nodo. “Ecco, ma non più di così.”

“Grazie. E come potrei essere nervoso? Dovresti venire ad un ricevimento di mio padre: ognuno dei partecipanti potrebbe farti a pezzetti senza pensarci su due volte, e sono tutti nudi!”

Kate sospirò. “Grazie per quest’immagine che mi perseguiterà fino al prossimo weekend. Ma ricorda: qui ci metto la mia reputazione. E comunque preferisco avere un sacco di pulci come te come cavaliere che dovere rendere conto a un branco di aspiranti al patrimonio.”

“Okey-dokey, capo! Farò il bravo e non marcherò il territorio ne’ cercherò di lappare dal WC. Allora, andiamo? Che cosa si fa a questa festa?”

 

Secondo gli standard di un giovane iperattivo con tendenze a fare il supereroe nel tempo libero, la risposta si poteva riassumere in una parola: parlare.

Appena entrato, Nicholas Lobo fu avvolto da un’atmosfera satura di profumi di ogni tipo, odore di vecchiaia, di amido e chiacchiere chiacchiere e ancora chiacchiere! La musica classica di sottofondo era poco meno di un brusio. E, come aveva anticipato Kate, non sembrava esserci una sola persona al di sotto dei cinquanta anni.

“Sono all’inferno, vero?”

“Benvenuto nel mio mondo, Nick. Vista l’ora, speravo ci fossero un po’ meno persone, ma a volte sottovaluto le capacità organizzative di mia madre. Comunque, consolati, fra poco conoscerai—“

“Kate!” quasi strillò una ragazza, facendosi largo fra i presenti nel salone. “Eccoti qui, finalmente! Stavo per decompormi in mezzo a questo vecchiume.” Subito tese la mano a Nicholas. “Tu sei il cavaliere, eh? Nicholas Lobo, nientemeno che il figlio di un magnate dell’hi-tech ‘verde’. Mamma sarà due volte contenta, con le sue fisse sull’ambiente. Io sono Susan, molto piacere. La sua sorellina.”

“Ah, piacere.”

“Dio, sembri a disagio come un bastardino ad una mostra. Ma non ti preoccupare, basta che non parli di politica e ti ignoreranno. Forza, vieni a conoscere i miei, sempre che li si possa schiodare dall’ennesima chiacchierata sul come salvare l’Africa o roba simile!” Praticamente, lo trascinò con sé con forza insospettata. Il poveretto ebbe appena il tempo di fare ‘aiuto’ mutamente, prima di sparire in un vortice di abiti da sera.

 

“Ciao, sorellina.”

Sig!” La ragazza in piedi allo specchio lasciò l’abito che reggeva in mano e corse ad abbracciare Sigmund Wilson. Quasi scomparve fra le braccia di lui, e non solo per la differenza di corporatura, ma anche perché Beatrice Wilson era terribilmente magra per una ragazza della sua età. Per quanto lui volesse ricambiare con forza l’abbraccio di lei, aveva sempre paura di spezzarla in due senza volerlo. “Allora, come è stata la tua prima missione? Fico come pensavi?”

Lui si sedette sul divano, che scricchiolò pericolosamente. Lei adorava quel vecchio modello comprato con i suoi primi soldi di cameriera, e lo avrebbe tenuto anche se fosse stato ridotto al suo scheletro. “Non fico: fantastico!” E passò a descrivere minuziosamente ogni dettaglio della sua prima uscita nei panni di Thunder, giovane emulo del potente Thor.

Sigmund e Beatrice condividevano un legame molto forte: i genitori volevano loro bene, ma il loro lavoro li teneva sempre lontani. Praticamente, i due ragazzi erano cresciuti insieme e nonostante l’impegno di Sigmund, sua sorella era comunque caduta nella trappola dell’anoressia. Non era ancora arrivata alla fase del digiuno letale, ma comunque non stava bene. Non si piaceva abbastanza, ma sapeva guardarsi allo specchio. Cercava un’identità, e a giudicare dalla quantità di materiale goth nella stanza, sembrava averla trovata. Magari!

Era già bello che avesse ritrovato un po’ di gioia nel vedere che il fratellone baciato dal destino avesse deciso fare il supereroe, e quello era un segreto che si sarebbero tenuti ben stretto. Come quello di Beatrice… Anche se nel caso di Sigmund, era il suo tentativo di dimostrarle che si fidava di lei, del suo giudizio. La conosceva, sapeva che non avrebbe commesso sciocchezze. Sperava--

“Ti piace?” fece lei, sottraendolo di colpo dai suoi pensieri. “Avevo comprato la roba già da un po’, ma volevo farti una sorpresa per la tua prima missione. Io esordirò stasera col mio nuovo look.”

“Mi sembra giusto: sei già un mezzo cadavere…”

“Scemo!” lei gli diede un pugno sulle costole.

“Ma i goth non dovrebbero essere cupi fuori e dentro?”

In risposta, lei fece un bel sorriso…mostrando una batteria di canini aguzzi inconfondibili!

“Occristo!” Sigmund quasi saltò via dal divano. “Bea, che cavolo!?”

“Belli, vero? No, non sono una goth: sono una vampira. Sono rinata, fratellone. Anche se solo simbolicamente.”

“Uh..?”

Beatrice rise. “Dico, hai pensato davvero che fossi diventata una creatura soprannaturale?” Si picchiettò un dente. “innesti, e anche costosi. Ho passato l’ultimo mese ad imparare a non mordermi la bocca. Col fatto che di solito non sorrido con i denti, sono riuscita a tenerlo nascosto.”

“Direi! Ho sentito parlare di questa…moda. E so che si beve il sangue per davvero, giusto?”

“Vuoi i dettagli?” chiese lei, maliziosamente. “O vuoi fare una…donazione perché te lo provi?”

Lui saltò via per davvero con un curioso squittio molto poco macho. Lei scoppiò a ridere.

“Continua pure così,” fece lui, in cuor suo felice per quel ritorno di vitalità. “Tra poco, tu ed Alice Carver finirete col fare comunella!”

Il buonumore evaporò di colpo. “Quella è solo una puttana. Ti fa il filo solo per aggiungerti alla sua lista di conquiste, fa tanto la santarellina ma scommetto che ha attaccato malattie veneree a tutta la scuola, animali da laboratorio inclusi. Gesù, ma come riesci a sopportarla!?”

“Per cominciare, non le ho mai detto di sì, e poi mi diverto a lasciarla in sospeso. Così farà lei la figura di quella che non riesce ad aggiungermi alla sua lista. E non sprecare il tuo tempo a detestarla, non ne vale la pena. Meglio che ti aggreghi ai tuoi nuovi amici succhiasangue, almeno la smetti di stare tutta da sola.”

Beatrice si strinse un cuscino al petto. Con finta aria drammatica disse, “Come sai spingere bene la gente in avanti in discesa, angelo del mio cuore!”

“Piantala e lasciami preparare la cena, va!” Sigmund uscì, inseguito da un cuscino lanciato con forza.

 

Base dei Giovani Vendicatori

 

“Uhm, salve Mr. Stark.”

“E’ tutto qui quello che hai da dire, Helen?” chiese la severa figura del magnate nonché finanziatore dei potenti Vendicatori.

“Ah, tutto va bene?”

L’uomo sospirò. “Helen, ti rendi conto di quello che avete fatto?”

Su una finestra della schermata dell’HUD, Apparition stava dicendo, “Non può rintracciare la tua posizione, stai tranquilla.”

“Abbiamo salvato New York da un disastro, Mr. Stark. E non ho sciupato il suo prezioso gingillo da un milione di dollari.”

“Dieci, a dire il vero…”

“Sa bene cosa intendo dire. E può abbassare i toni, già che c’è. Abbiamo agito in modo professionale, ci siamo addestrati prima di decidere di entrare in campo, e l’occasione era buona con i Vendicatori a leccarsi le ferite dopo l’attacco dei Signori del Male. E comunque, non mi sembra che lei sia stato deputato portavoce dei Vendicatori, giusto? Lasci che siano il suo Iron-gorilla o Capitan America a farci la ramanzina!” aveva fatto quella sfuriata tutta d’un fiato e, forse, un po’ meno diplomaticamente di quanto avesse sperato, ma col cavolo che avrebbe lasciato ad un intermediario il compito di parlare di certe responsabilità!

“Capisco il tuo punto di vista. Nonostante io non sia un supereroe, penso di essere abbastanza a contatto con molti di loro per--”

“Per tirargli qualche tiro mancino alle spalle?”

“Prego?”

“Mr. Stark, si ricorda che io sono venuta da lei in cerca di aiuto, perché il mio potere stava andando fuori controllo? Mi sono fidata, e lei che fa? Mi mette il guinzaglio!” Nella mano corazzata l’eroina stringeva una specie di chip nero, lo stesso chip di cui stava trasmettendo la foto. “Apparition l’ha trovato, l’ha analizzato, l’ha neutralizzato e l’ha rimosso. Oh, lui è quello d’oro, fra parentesi.”

“Helen, io…”

“Non offenda la mia intelligenza tirando in ballo quella storia dell’’agire responsabilmente’! Ero una New Warrior, e ancora prima una Thunderbolt! Sono stata scartata dai Vendicatori per la giovane età, non per l’incompetenza! E’ stato lei a piazzarmi un telecomando per riportare l’armatura con me dentro da lei nel caso non avessi fatto la brava, eh?”

“Non è così semplice—“

Lo è!” La figura composta da bioenergia si stupì della sua stessa reazione, Gli occhi e la bocca dell’armatura brillarono intensamente. “Stark, non intendo farmi fare le paternali, ne ho avute a sufficienza sia di quelle che di tutori legali pronti a sbatacchiarmi qua e là per il mio bene. Ora, ho imparato ad apprezzare il valore di un’educazione e vado a scuola: la Talent Unlimited High school; le direi di controllare, ma so che lo ha già fatto. Grazie per il proiettore olografico, a proposito. Come supereroina ho esperienza, e i suoi amici in costume lo sanno. Dica loro che se ci tengono tanto, ci ricerchino e ci trattino come supercriminali se ne hanno il coraggio! E ricordate: se voi ve ne state lì come avvoltoi ad aspettare che noi facciamo un errore, si ricordino che anche loro ne avranno fatti! Chiudo!”

“Tutto bene?” chiese Marvel Boy.

Il respiro era rapido, il cuore le andava a centomila, si sentiva come un pistone a pieno regime, e Helen ‘Hallie’ Takahama disse, “Mi sento da dio. Non ci credo: ne ho cantate quattro all’uomo che mi ha salvato la vita e che finanzia i Vendicatori! Mi sento da dio. Se adesso chiamasse Capitan America, ci laverei il pavimento.”

Poi tutti ricevettero una chiamata che non avrebbero mai voluto sentire.

 

Villa Bishop

 

“Frequenti la St. Francis Academy?” chiese Eleanor Bishop con aperta ammirazione. “E’ la scuola più esclusiva del paese, devi essere un ragazzo davvero in gamba!”

Un cameriere porse un vassoio pieno di bicchieri. Tutti analcolici, dall’odore. Nicholas prese un qualcosa con succo di mela. Bevve un sorso. “Mio padre vuole che abbia la migliore educazione. Cerco di non deluderlo.”

“Un ragazzo che è un vero tesoro,” disse lanciando una breve occhiata alla figlia. “Kate è stata scacciata dalla Chapin.”

“Mamma!”

“Oh, non mi vergogno per una cosa del genere. Tu sei una brava figlia, ma hai quel caratterino che solo tuo padre poteva trasmetterti. Almeno, alla Eleanor Roosevelt sei una delle migliori allieve, e questo dimostra che non sei certo una stupida. E fai volontariato, quando puoi, quindi non sei una tosta come vuoi fare credere.”

Nicholas sorrise. Un’occhiataccia di fuoco da Kate lo rimise serio.

“Allora, Nicholas Lobo: pensi di…portare avanti questa tua amicizia con la mia Kate o è solo un’infatuazione passeggera?”

Lui si aspettava quella domanda, Kate lo aveva preparato, ma ugualmente si strozzò con un sorso. Deglutì rumorosamente. “Be’, a dire il vero, siamo solo amici. Volevo conoscervi, tutto qui. Mio padre, be’… Anche lui ha dei ‘piani’ per me, e…” Maledì quelle parole nel momento in cui gli uscirono dalla bocca.

Per la prima volta nella serata, Eleanor Bishop divenne una maschera di serietà. Apparvero persino delle rughe, sulla fronte. “Mister Lobo pensa forse di essere troppo in alto per sporcare i suoi geni con i nostri?”

“*glick* Nossignora, davvero! E’ che lui è…insomma, molto—“

“Eleanor, per l’amor del cielo!” intervenne una voce maschile dietro di lui. Derek Bishop posò una mano sulla spalla di Nicholas. “Sono ragazzi, cara, non animali da allevamento. Già si staranno annoiando in mezzo a noi matusa, avranno gli incubi con questi discorsi.” Rise amorevolmente, e si chinò a dare un bacio alla guancia della moglie. “Coraggio, il delegato di Medici Senza Frontiere è appena arrivato. Vuole scusarsi personalmente per il ritardo con l’affascinante padrona di casa.”

Eleanor si alzò in piedi. “Tanto lo sa che avrà il suo assegno comunque. E’ stato un piacere, Nicholas. Divertitevi, ragazzi… Oh, e se ti interessa, giovanotto, cerca il rappresentante della Crystal Garden. Si occupa di pannelli solari e con tuo padre…” ma a quel punto era già scomparsa nella folla.

Susan Bishop si sedette al posto della madre. “Su una cosa ha ragione: sei carino da matti!”

“Uh...”

“Hai quel ‘che’ di animalesco negli occhi che intriga. Dovresti essere solo meno timido.”

“Sorella, non ti ci mettere anche tu! Abbiamo fatto gli onori, ora fingerò di interessarmi a qualche affare degli amici filantropi di mamma poi me ne vado a dormire e Nicholas tornerà a casa. Vero, Nick?”

Lui annuì rapidamente, lo sguardo terrorizzato. Noh-Varr avrebbe finito col radere al suolo quel posto, a quel punto—

Successe qualcos’altro, invece. Si udirono degli spari! Tre colpi in rapida sequenza. Seguiti da un quarto. Il tempo sembrò cristallizzarsi, per un lungo spaventoso momento.

Poi la gente iniziò ad urlare, molti a correre verso l’uscita.

“Mamma…” mormorò Kate, pallidissima, correndo per prima verso l’ingresso.

La scena che trovarono era agghiacciante: in mezzo al marasma della folla che si stava rapidamente diradando per guadagnare l’uscita, stava Derek in ginocchio per terra. La spalla perdeva sangue da una brutta ferita, ma era niente rispetto allo spettacolo di Eleanor Bishop, riversa a terra, incosciente, l’addome perforato da due buchi così piccoli, così apparentemente innocui mentre una pozza del suo sangue si formava sotto di lei impregnando il tappeto da cinquemila dollari. E accanto a lei stava un uomo che Kate riconobbe remotamente: l’inviato di MSF, Patrick Renoir, fulminato da un colpo alla testa. Parte del suo cervello macchiava le caviglie di Eleanor…

“Resta qui!” fece Nicholas. “Vado a cercare aiuto!” ma a quel punto, Kate o Susan non lo ascoltavano di certo.

 

Uscito in giardino, il giovane licantropo prese il cellulare e digitò rapidamente il codice di emergenza. Qui ci voleva tutta la squadra! Gli altri umani stavano chiamando il 911 e la polizia, i soccorsi sarebbero arrivati presto.

Nicholas si concentrò su quanto stavano dicendo gli ospiti. In mezzo a tutte quelle parole intrise di panico, distinse quanto bastava per capire che era stato l’assistente di Renoir. All’improvviso aveva estratto la pistola e senza dire una parola aveva sparato. Poi era fuggito.

Il giovane Vendicatore ricordava adesso di avere sentito sgommare un’auto. Ma cosa poteva fare? Era troppo eccitato per riuscire a concentrarsi sulla traccia di un veicolo, e non poteva certo trasformarsi adesso nel bel mezzo di—

Un lampo di energia, che non fece certo bene allo stato emotivo dei presenti, annunciò l’arrivo di nove figure in costume. Nicholas, grato per la distrazione, si trasformò all’istante. I suoi abiti andarono a pezzi, rivelando il costume nero e giallo sottostante. Si liberò rapidamente dei brandelli e si unì al resto del gruppo. “Avete fatto presto, meno male!” riferì rapidamente quanto sapeva. “Kate sta bene, se così si può dire, ma sua madre no. E’ ancora viva, ma a stento. Wiccan…”

Il giovane mago entrò in casa. “Abbiamo intercettato una comunicazione della polizia. Posso  aiutare la donna,” disse, sperando di non essere diventato pallidissimo e che la voce non gli tremasse. Era la prima volta che vedeva una simile scena di violenza e tutto quel…sangue… “Posso teletrasportala al più vicino ospedale, signorina. Mi crede? Posso farlo per tutti voi.”

Kate annuì. Derek era in stato confusionale. “Qualunque cosa, ma vi prego aiutatela. Io…io…”

Un attimo dopo, cinque figure erano scomparse dalla scena.

 

In giardino, Apparition disse, “Ho i dati su Renoir, e la sua ultima posizione prima di venire qui. Era al The Mark Hotel insieme al suo assistente. L’auto che hanno noleggiato avrebbe dovuto avere il GPS antifurto, ma è stato disattivato. Il veicolo è al momento irrintracciabile.”

Iron Lass diede rapidamente gli ordini. “Marvel Boy, Speed e io seguiamo la macchina, o almeno il suo tracciato termico. Gli altri al Mark. E cercate di non fare casino, quello non è un posto da super-risse. Andiamo!” Loro si involarono, lasciando sei giovani eroi con un dilemma niente male.

“E come cavolo ci arriviamo?” fece Patriot.

 

Metropolitan Hospital

 

“Vostro padre è sotto intervento per la spalla sinistra. Il proiettile ha distrutto la scapola, ma i frammenti non sono rimbalzati verso gli organi. Starà bene.”

“Nostra madre?” chiese Kate, con una freddezza terribile. Accanto a lei, Susan si appoggiava alla sua spalla, il volto deformato dal pianto ormai ridotto ad un singhiozzare silenzioso. Fra poco quel posto sarebbe stato invaso dai cronisti, almeno l’intervento di Wiccan aveva evitato le attenzioni che avrebbe attratto l’ambulanza…

Il medico scosse mestamente la testa. “Stiamo togliendo il proiettile. Uno è uscito, ferita pulita, l’altro…ha perforato il fegato. Per fortuna è stata, ah,” guardò Wiccan, “trasportata qui immediatamente. Abbiamo un fegato per il trapianto, ma ha subito una seria emorragia e anche dopo l’operazione potrebbe restare in coma per un po’. Ma siamo ottimisti. Se intanto dovete contattare qualcuno, lo staff è a vostra—“

“Limitatevi a tenere lontani i media,” lo interruppe Kate. “Non voglio un maledetto circo qui. E tenetemi aggiornata. Il mio cellulare lo avete. Io ho da fare. Susan, resta qui, tornerò presto.” La abbracciò, poi disse a Wiccan. “Sai dove andare. Ora.” E scomparvero in due in un bagliore.

Ora Susan poteva solo pregare.

 

Base dei Giovani Vendicatori

 

Apparvero nello spogliatoio. Subito Kate andò al suo armadietto e ne estrasse l’armatura da Black Arrow.

“Kate, con tutto il rispetto, non credo che tu sia pronta per—“

“Prova ad impedirmi di trovare e sistemare il bastardo che ha quasi ammazzato i miei genitori e passo sul tuo cadavere, William Kaplan.” Lo disse con quella calma spaventosa, mentre indossava rapidamente l’armatura, e infine l’elmo dall’ampia visiera a specchio. “Sono una Vendicatrice, ed è ora di vendicare.” Attivò il comunicatore nell’elmo. “Scratch, sei forse riuscito a sapere qualcosa sul bastardo? E dove diavolo sei?”

 

The Mark, 25 East 77th Street

 

“Ci siamo fregati una delle auto dei tuoi, scusaci ma avevamo fretta! Siamo arrivati ora al The Mark: Renoir e il suo assistente erano qui prima di venire da voi.” Ripeté quanto appreso da Apparition. “Qui siamo io, Patriot, Titan, Hulkling, Apparition e Thunder. Ha-Iron Lass e gli altri stanno inseguendo l’assistente di Renoir. Sai perché uno di Medici Senza Frontiere se ne stava da una settimana nel più lussuoso albergo dell’Upper insieme al proprio futuro assassino?”

“Ci penserà Wiccan a portarvi tutti nella sua camera. Parcheggiate la macchina e non muovetevi.”

Il giovane licantropo sospirò. “Come li odio, i salti…”

 

“…astrali,” terminò apparendo insieme al resto della squadra, Wiccan e Black Arrow inclusi, nella camera del defunto Patrick Renoir. Camera? Quella era una ‘Seventy-seven Kings’, roba da molti, troppi zeri per uno che viveva di volonntariato per il terzo mondo! Se non si chiamava indizio quello…

“Non abbiamo molto tempo,” disse Apparition. “La polizia sta arrivando.” Si avvicinò alla cassaforte a muro. Senza tanti complimenti, strappò via d’un colpo il portello!

“Avevo detto—“ sbottò Arrow. Apparition la ignorò e dalla cassaforte estrasse un pacchetto di documenti. “Scratch, che odori percepisci?”

Rapidamente, il mannaro annusò l’ambiente e per terra. “Principalmente una persona. C’è un’altra traccia, più flebile, che va verso quella porta.” Indicò una elegante porta in mogano.

“Due camere connesse,” disse l’eroina. “Questi avevano soldi da buttare. Iron Lass, come va da voi?”

 

“Andava bene, fino a quando non si è infilato nel traffico della Quinta. La sua traccia è persa. Apparition, sai di che modello è e che targa ha l’auto che hanno noleggiato?” Appena le fu comunicata, la ragazza in armatura la disse agli altri. “Forse ce la facciamo. Speed, in direzione sud. Marvel Boy a nord, io controllo le secondarie. Coraggio!”

 

“Credo che abbiamo un problema,” disse Scratch, agitando le orecchie. “Lo sentite anche voi?”

“Sentire cosa?” fece Titan, guardandosi intorno. “Non abbiamo tutti le tue orecchie.”

“Come un ronzio intermittente, come—“ non finì la frase

L’intera camera dell’albergo esplose in una mostruosa vampata di fuoco e vetri!



[i] Ep. 1

[ii] ‘Bucky’ è anche un termine razzista in certi stati americani, oltre che il nom-de-guerre del celebre partner di Capitan America